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In breve

E' oramai dato per pacifico l’orientamento giurisprudenziale della Suprema Corte in base al quale tra paziente ed Ente Ospedaliero viene a perfezionarsi un contratto di opera intellettuale professionale con la applicabilità del regime di questo tipo di responsabilità sia per quanto riguarda la ripartizione dell’onere della prova ed il grado della colpa, sia per quanto concerne l’ambito di esecuzione delle obbligazioni contratte mediante l’applicazione degli artt. 1176, 1218 e 2336 del cod. civ..

 

 
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I costi del divorzio PDF Stampa E-mail

Un’indagine sulle cifre delle separazioni. E la realtà potrebbe essere più nera

Avvocato, psicologo, assegni di mantenimento, nuovi mutui.Divorziare è molto costoso in Italia, visto che tra una cosa e l’altra si può arrivare a spendere fino a 23 mila euro.Eppure nel nostro Paese le coppie scoppiano sempre di più: secondo gli ultimi dati Istat, negli ultimi tredici anni separazioni e divorzi sono più che raddoppiati. Se nel 1995 si verificavano 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni, nel 2008 si arriva a 286 separazioni e 179 divorzi, con una durata media dell’unione di 15-18 anni. Ma quanto costa divorziare?  

Spesa minima di 3.300 euro. Dire addio è molto costoso. Stando a un’indagine condotta dall'associazione di consumatori Adoc, la spesa minima per una separazione consensuale è di 3.300 euro, che comprende consulenza legale (1300 euro la tariffa minima) e il riacquisto dei prodotti prima utilizzati in coppia, come elettrodomestici e accessori vari (circa 2000 euro). Quando poi si arriva al divorzio, si aggiungono spesso spese extra, come quelle per le sedute dallo psicologo (in media 900 euro per dieci sedute), assegno di mantenimento (550 euro al mese), un nuovo mutuo da accendere (600 euro al mese) e un buon servizio di piatti (650 euro) andato in frantumi durante le litigate. Totale: poco meno di 23 mila euro in un anno.  

In realtà, i dati reali potrebbero essere ancora più allarmanti rispetto a quelli diffusi dall’Adoc.“L’avvocato ha costi molto elevati – commenta Franco Zanetti, ideatore di “Ex - punto e a capo”, la prima fiera dedicata a chi divorzia che si è svolta lo scorso maggio a Milano – e spesso 3000 euro sono la cifra minima per arrivare davanti al giudice, senza alcuna complicazione o successiva sentenza”. E i tremila euro possono essere complessivi ma anche raddoppiare se gli avvocati a cui ci si affida sono due. “La decisione di separarsi è costosa, non solo emotivamente – riprende Zanetti – tanto che, in occasione della nostra fiera, l’avvocato Alberto Vigani aveva spiegato che in determinati casi è possibile avvalersi del gratuito patrocinio anche per queste pratiche”. Stesso discorso per l’assegno di mantenimento, che variando in base alla singola condizione economica dei coniugi coinvolti può essere superiore (o inferiore) ai 550 euro ipotizzati dallo studio.  

Problema casa. Secondo l’indagine Adoc, la separazione comporta anche un problema abitativo: se nel corso del matrimonio i coniugi non hanno acquistato una casa oppure se il mutuo non è ancora stato estinto, raramente l’ex famiglia riesce a condividere lo stesso tetto. Madre e figli vivono con lo stipendio materno che si attesta, in media, sui 1400 euro. L’ex marito, invece, ha problemi più seri. Il suo reddito medio è di 1800 euro, ma gli restano, dedotto il mutuo, circa 1100 euro. Spesso si ritrova a vivere in coabitazione con colleghi di lavoro, amici, parenti e a volte i genitori.  

“A dire il vero – spiega Zanetti – è molto difficile ‘dare i numeri’ su argomenti come questo. Teniamo conto che il costo di una casa, in acquisto o in locazione, varia molto rispetto alla tipologia ma anche alla città. In più, riacquistare tutto ciò che occorre per viverci è un po’ come ricominciare da capo: i 2000 euro ipotizzati possono rappresentare chi resta nella casa coniugale e deve semplicemente ricomprare i pezzi portati via dall’ex”. Ma se i “single di ritorno” devono riordinare la propria vita con computer, tv, elettrodomestici, biancheria e mobili i conti a spanne sono decisamente più salati.  

I tempi necessari. Oltre alla spesa, per lasciarsi occorre anche tempo. In media, si va dai tre ai sette mesi necessari per una separazione consensuale (quella in cui i coniugi si separano di comune accordo e regolano tra loro ogni questione, come diritti patrimoniali, mantenimento, diritti di visita e mantenimento dei figli, assegnazione della casa coniugale) ai circa 2-3 anni della separazione giudiziale, dove spetta al tribunale decidere ogni cosa. Trascorsi tre anni dal giorno della separazione, è possibile avviare le procedure per ottenere il divorzio: anche in questo caso la scelta del divorzio congiunto abbrevia notevolmente i tempi della procedura (circa 4-5 mesi contro gli almeno 2 anni del divorzio giudiziale). In definitiva, conti alla mano e tempi ipotetici, meglio quando un cuore rimane unito piuttosto che spezzato. Oltre a qualche battito in meno, ci si perde in tutti i settori.
 
Giulia Ventura

Articolo comparso su www.vivereinarmonia.it 

 
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