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Cure in Cina, risarcita una famiglia |
Cure in Cina, risarcita una famigliaJESOLO. L’azienda sanitaria risarcirà ai famigliari di Francesca Ortolan le cure che la donna di Jesolo, morta per tumore nel 2005, ha affrontato addirittura in Cina per sopravvivere qualche tempo al male che la stava spegnendo lentamente. Circa 20 mila euro che ora i famigliari, il marito Manrico Ronchiato e le due figliolette, di 2 e 4 anni, otterranno grazie al ricorso presentato dal loro legale, l’avvocato Alberto Vigani di Eraclea, davanti al giudice del lavoro di Venezia Annalisa Menegazzo. Francesca, in seguito alla seconda gravidanza, aveva scoperto di essere affetta da tumore al polmone. Un medico presso il quale era in cura per la chemioterapia ad Aviano le aveva parlato di un farmaco prodigioso utilizzato dai medici in Cina, il gendicine. Una terapia che non poteva essere applicata in Italia, in quanto solo la multinazionale cinese disponeva del farmaco. La donna è volata a Pechino, dove si è sottoposta ad una cura a base di questo farmaco che le ha consentito di vivere vicino alla sua famiglia per almeno un anno in più. Tornata in Italia dopo la cura, aveva saputo da un altro paziente di Milano che la sua Asl di riferimento, in Lombardia, gli aveva rimborsato le stesse cure. Francesca ha dunque formulato la richiesta del risarcimento all’Asl 10 di competenza che aveva risposto che la Regione si era però opposta a questa eventualità. La famiglia nel frattempo si è rivolta al legale che, anche dopo la morte di Francesca, avvenuta alla fine del 2005, ha continuato la battaglia in suo ricordo. E’ di questi giorni la notizia che il ricorso è stato vinto. «Adesso la nostra famiglia - spiegano i famigliari - riceverà circa 20 mila euro a titolo di risarcimento. E’ una vittoria importante, anche perché in caso contrario avrebbe dimostrato che le regioni non sono davvero tutte uguali». Francesca aveva voluto fino all’ultimo combattere questa battaglia che poi è stata proseguita dai famigliari. Il marito ed il legale hanno precisato, comunque, che l’Asl 10 è stata molto corretta e non dipendevano dall’azienda sanitaria le resistenze con cui si sono scontrati, ma dagli uffici della Regione che non contemplavano inizialmente questa possibilità. (g.ca.)
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