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Eraclea, quarantenne risarcita con 270.000 euro dall'Asl 10 |
Eraclea, quarantenne risarcita con 270.000 euro dall'Asl 10 ERACLEA. Il giudice Lina Tosi della sezione staccata del tribunale di San Donà ha stabilito che l’Asl 10 deve risarcire con 270 mila euro, comprese le spese legali, una signora quarantunenne di Eraclea per una lesione interna procuratale durante il parto che le causò infezioni alle parti intime per mesi e incontinenza permanente. Un calvario iniziato nel febbraio del 2002 che fece persino perdere alla donna il posto di lavoro creandole vari problemi di relazione. Allora 34enne, la paziente dell’Asl 10,poi assistita in giudizio dagli avvocati Alberto Vigani e Roberto Tumiotto, partorì al reparto di ginecologia di San Donà e durante l’operazione le venne praticata senza consenso informato una episiotomia, incisione chirurgica dell’anello vulvare che serve a far decontrarre il muscolo che chiude il canale del parto in modo da ridurre le lacerazioni durante la nascita del feto e l’incontinenza tipica delle puerpere. Fu in quel frangente che alla donna fu invece leso lo sfintere con la conseguente incontinenza permanente parzialmente rimediata sei mesi dopo il parto da un’operazione chirurgica all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La lacerazione interna che rendeva comunicanti i due canali non solo non fu diagnosticata al momento del parto, nonostante la presenza del medico e dell’ostetrica, ma fu ignorata per mesi dal personale medico dell’ospedale di San Donà finché fu accertata nel luglio di quell’anno da una colonscopia seguita a una pericolosa serie di infezioni che colpirono la donna con dolorosi ascessi alle parti intime che durarono fino a settembre 2002. Per questi motivi il giudice di San Donà ha rilevato nella sentenza che la lesione avrebbe potuto essere riconosciuta durante il parto o in successive visite dopo la nascita ed ha valutato un danno biologico permanente del 20% causato alla residente di Eraclea con una inabilità temporanea al 50% per 11 mesi. Nella cifra di 270 mila euro sono compresi quindi i mancati guadagni nel periodo di inabilità, le inutili sofferenze protratte per mesi prima della guarigione e i pesanti disagi personali che perseguitarono la donna nel primo anno di vita di suo figlio e nei rapporti con i suoi familiari. (Francesco Macaluso)
la Nuova di Venezia — 17 maggio 2009 pagina 36 sezione: PROVINCIA ***
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