Jesolo. Accessa riunione delle aziende rimaste coinvolte nella crisi del colosso dell’edilizia JESOLO. L’altro volto della crisi di Eurocostruzioni. Se gli ex dipendenti sono in cassa integrazione o ricollocati, è il mondo dell’impresa che rischia di essere messo in ginocchio con circa duecento dipendenti a rischio. Una ventina di imprenditori di Jesolo, San Donà, Eraclea, Musile si è data appuntamento all’Heraclia Pavimenti per decidere cosa fare dopo che l’impresa di Jesolo ha chiesto il concordato per evitare il fallimento. Tra tutti è stato calcolato che vantano crediti attorno ai quattro milioni di euro di lavori non pagati.
Idraulici, pavimentisti, dipintori, piuttosto che posatori o installatori di infissi e molti altri. Hanno quasi tutti un legale e nella riunione dell’altra sera hanno avuto modo di discutere con l’avvocato di Heraclia Pavimenti, che fa parte dei creditori, Alberto Vigani per alcuni chiarimenti. «Ci siamo anche noi», si sfogano gli imprenditori sempre più rassegnati, «non possiamo far passare Eurocostruzioni come protagonista dell’uscita dalla crisi tra concordato e cassa integrazione, dimenticando cosa ha lasciato alle sue spalle con le imprese che lavoravano per lei. Più di qualcuno rischia di chiudere».
Avanzano da 18 mila fino a 750 mila euro di lavori eseguiti e non pagati. La speranza è che il concordato, se approvato avanti il tribunale di Treviso, possa rendere almeno qualcosa. Ma sarà difficile.
«Chiediamo pubblicamente», hanno detto, «che vista la nostra situazione siano rinegoziate le condizioni dei debiti che abbiamo con le banche. Tutti assieme avanziamo una somma che è superiore e non di poco a quella che ha mandato in crisi Eurocostruzioni. E allora qualcosa non quadra. Noi chiediamo che anche le forze dell’ordine, la magistratura, gli organi competenti, facciano chiarezza sul percorso che ha portato Eurocostruzioni a chiudere i battenti e di non fermarsi a questo punto a Jesolo, ma andare anche oltre. Confidiamo in un interessamento delle associazioni di categoria e del mondo politico, perché quelli di Eurocostruzioni sono un quarto dei nostri dipendenti. E in futuro dovremo fare in modo che ci siano più tutele per le aziende di fronte ai mancati pagamenti».
Il consigliere comunale jesolano Luigi Serafin era presente alla riunione dopo aver sollecitato un interesse anche per la crisi dei piccoli imprenditori. «Il Pat, piano di assetto del territorio», dice un altro consigliere di Jesolo, Daniele Bison, «che la maggioranza continua ad annunciare, sarà un’occasione per rilanciare l’economia locale, specie quella che coinvolge il settore della aziende in crisi. Il futuro dipenderà molto dai contenuti di questo piano, speriamo non venga persa un’occasione. La parola d’ordine dovrà essere ristrutturazione e recupero del patrimonio immobiliare esistente, basta con nuove costruzioni e consumo del territorio». (g.ca.)
28 gennaio 2015 La Nuova Venezia
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