Caorle, profonde crepe nel Duomo |
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Caorle, profonde crepe nel Duomo CAORLE. Cedimenti da ecomostro, le crepe non risparmiano nemmeno il duomo di Santo Stefano. Vistose quelle che aperte nella cripta della Madonna. L’impresa Carron pronta a risarcire i danni. L’avvocato dei danneggiati Alberto Vigani dice: «Entro gennaio la sussistenza e l’entità dei danni porterà alla definizione dei primi interventi urgenti. Valutato anche il deprezzamento degli immobili». I dissesti causati dai lavori dell’ex Piruea di via Roma sono in progressione e non risparmiano nemmeno lo storico duomo. Vistose crepe si notano nelle arcate e anche nei pressi della statua della Madonna. Fin dai primi dissesti tutti i danneggiati si sono affidati al perito sandonatese Leopoldo Comparin, che oramai da un anno continua a monitorare il fenomeno ancora in pericolosa evoluzione. Lo stesso ha fatto la curia che teme per la sua preziosa chiesa. Sono in corso quindi controlli e misurazioni. Si teme che col maltempo il dissesto aumenti. Spiega l’avvocato Alberto Vigani che tutela i danneggiati: «Il giudice, in maniera pregevole, ha diviso il quesito fatto al perito del Tribunale in tre punti fondamentali: i primi due riguardano la sussistenza, l’entità del danno e la definizione delle misure urgenti di messa in sicurezza degli stessi immobili; mentre il terzo punto riguarda la distribuzione delle responsabilità tra i vari soggetti». Nel quesito del Giudice viene richiesta anche la valutazione del deprezzamento che gli stessi immobili hanno subito. L’ingegnere Paola Rossi, tecnico incaricato dal giudice a compiere la perizia, deve dare le risposte ai primi due quesiti entro il 5 gennaio. Mentre il terzo entro maggio. In realtà l’ingegnere avrebbe chiesto una proroga per consegnare le risposte. Richiesta respinta dal giudice che vuole mettere, quanto prima, in condizioni i danneggiati di iniziare i lavori di messa in sicurezza degli immobili. L’impresa Carron e le varie imprese subappaltatrici dei lavori in via Roma, hanno già espresso la volontà di risarcire in tempi rapidi i danni. «Confermo che ci sono state delle proposte risarcitorie dirette, questo è un nostro successo», ha detto Leopoldo Comparin. «Ma è bene attendere, il risultato del lavoro dell’ingegnere Paola Rossi». Sul fronte penale, le indagini condotte dal pm Giorgio Gava continuano. I lavori del Piruea hanno danneggiato oltre gli immobili anche la diga e gli interni delle chiesa. Si teme anche per la stabilità dello stesso campanile inclinato, uno dei simboli della città. Ma nuovi esposti da parte dei privati sono in partenza. Infatti i lavori sono sconfinati sulla strada e quindi per mantenere la stessa larghezza la carreggiata dovrà «mangiare» parte dei marciapiedi privati. - (Carlo Mion) |
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Il tribunale dà ragione agli inquilini |
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Il tribunale dà ragione agli inquilini SAN DONA’. Dieci anni di proteste, ma gli inquilini dell’Ater hanno finalmente avuto giustizia in Tribunale. Un pronunciamento del giudice che può creare un importante precedente giuridico. Si tratta degli alloggi di via Tiepolo, già oggetto di interventi in Consiglio comunale. Rosanna Doro ha lamentato a nome dei residenti le fognature insalubri, la scarsa illuminazione, il totale degrado di tutta l’area e degli immobili. Grazie all’istituto del gratuito patrocinio, che assiste i meno abbienti, è stata fiancheggiata dal legale Alberto Vigani ottenendo dal giudice, dottor Battistuzzi, un provvedimento volto ad accertare lo stato dell’impianto delle fogne. L’incarico è stato affidato al geometra Bison il quale dovrà individuare le cause del malfunzionamento e la conformità del sistema fognario, anche per stabilire eventuali responsabilità di Comune e Ater. Da una parte l’avvocato Vigani, dall’altra il Comune assistito dall’avvocato Giorgio Pavan. Vigani ha voluto porre l’accento anche sull’istituto del gratuito patrocinio. «Un istituto importantissimo - spiega - che in questo caso ha permesso di ottenere una decisione storica da parte del giudice il quale di fatto ha ascoltato le proteste degli inquilini e stabilito un intervento per superare tutti i disagi segnalati imponendo all’Ater e al Comune di intervenire ognuno per le proprie responsabilità». (g.ca.) la Nuova di Venezia — 02 febbraio 2008 pagina 41 sezione: PROVINCIA |
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Eraclea, quarantenne risarcita con 270.000 euro dall'Asl 10 |
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Eraclea, quarantenne risarcita con 270.000 euro dall'Asl 10 ERACLEA. Il giudice Lina Tosi della sezione staccata del tribunale di San Donà ha stabilito che l’Asl 10 deve risarcire con 270 mila euro, comprese le spese legali, una signora quarantunenne di Eraclea per una lesione interna procuratale durante il parto che le causò infezioni alle parti intime per mesi e incontinenza permanente. Un calvario iniziato nel febbraio del 2002 che fece persino perdere alla donna il posto di lavoro creandole vari problemi di relazione. Allora 34enne, la paziente dell’Asl 10,poi assistita in giudizio dagli avvocati Alberto Vigani e Roberto Tumiotto, partorì al reparto di ginecologia di San Donà e durante l’operazione le venne praticata senza consenso informato una episiotomia, incisione chirurgica dell’anello vulvare che serve a far decontrarre il muscolo che chiude il canale del parto in modo da ridurre le lacerazioni durante la nascita del feto e l’incontinenza tipica delle puerpere. Fu in quel frangente che alla donna fu invece leso lo sfintere con la conseguente incontinenza permanente parzialmente rimediata sei mesi dopo il parto da un’operazione chirurgica all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La lacerazione interna che rendeva comunicanti i due canali non solo non fu diagnosticata al momento del parto, nonostante la presenza del medico e dell’ostetrica, ma fu ignorata per mesi dal personale medico dell’ospedale di San Donà finché fu accertata nel luglio di quell’anno da una colonscopia seguita a una pericolosa serie di infezioni che colpirono la donna con dolorosi ascessi alle parti intime che durarono fino a settembre 2002. Per questi motivi il giudice di San Donà ha rilevato nella sentenza che la lesione avrebbe potuto essere riconosciuta durante il parto o in successive visite dopo la nascita ed ha valutato un danno biologico permanente del 20% causato alla residente di Eraclea con una inabilità temporanea al 50% per 11 mesi. Nella cifra di 270 mila euro sono compresi quindi i mancati guadagni nel periodo di inabilità, le inutili sofferenze protratte per mesi prima della guarigione e i pesanti disagi personali che perseguitarono la donna nel primo anno di vita di suo figlio e nei rapporti con i suoi familiari. (Francesco Macaluso) la Nuova di Venezia — 17 maggio 2009 pagina 36 sezione: PROVINCIA |
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La perizia conferma «L'ecomostro è causa delle crepe» |
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La perizia conferma «L'ecomostro è causa delle crepe» CAORLE. Si allarga il fronte che denuncia danni dell’«ecomostro». Dopo il primo gruppo di residenti che, mesi fa, si è affidato a un legale e a un perito spunta ora un altro esposto in Procura e prende corpo l’idea di dar vita a una sorta di «patronato apartitico» per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e della magistratura su una vicenda che potrebbe salire alla ribalta nazionale. Non c’è pace per i residenti di via Roma. Dopo i danni (fessurazioni, cedimenti strutturali) provocati dall’ecomostro e già denunciati dai proprietari di diversi appartamenti - le crepe non hanno risparmiato nemmeno il duomo di Santo Stefano e la diga - ora la via è bloccata da settimane per la realizzazione dei sottoservizi. I residenti non possono passare nè parcheggiare le proprie auto nei garage. I commercianti lamentano cali del fatturato fino al 60 per cento: hanno chiesto al Comune di sospendere il pagamento delle tasse per questo periodo e hanno incaricato il perito sandonatese Leopoldo Comparin di effettuare una stima dei danni conseguente al fatto che, a causa dei lavori in corso, i loro negozi vengono di fatto ignorati dai potenziali clienti. Prime novità, intanto, dal fronte giudiziario. L’ingegnere Paola Rossi, tecnico incaricato dal giudice di stabilire causa ed entità dei danni, ha depositato in tribunale la prima parte della Ctu (consulenza tecnica d’ufficio). Una perizia che confermerebbe il nesso causale tra cantiere e danni provocati (ammessi, del resto, dalle stesse imprese costruttrici) e sensibilizzerebbe a effettuare lavori urgenti su un immobile con seri problemi di stabilità. «E’ una conferma della bontà del nostro lavoro - spiega Comparin - Ma a nostro avviso la perizia sottovaluta in maniera significativa la stima dei danni». Leopoldo Comparin, tecnico dell’Inae, annuncia quindi una controperizia e Alberto Vigani, il legale dei primi danneggiati che si sono mossi, promette battaglia in tribunale. Si allarga inoltre il fronte dei danneggiati decisi a far valere le proprie ragioni. Un primo gruppo ha presentato un esposto alla Procura e il pm Giorgio Gava ha già avviato le indagini. Un altro gruppo sta predisponendo un ulteriore esposto e medita di costituire una sorta di «Patronato in difesa di Caorle e degli abitanti di via Roma» con l’obiettivo di mantenere viva l’attenzione della pubblica opinione sul caso e di cercare, se possibile, di trasformare «l’eco-mostro» in caso nazionale. Il professor Lorenzo Jurina, docente del Politecnico di Milano, in occasione del primo sopralluogo ha definito l’accaduto un «caso» da studiare a livello universitario, trovando delle similitudini tra quanto sta succedendo a Caorle e i cedimenti che nel 1994-95 causarono il crollo di una chiesa nel centro di Rovigo. Non è escluso, infine, che, nel caso dalla Procura veneziana non arrivassero risposte tempestive, l’interessamento del Tribunale di Perugia, competente a livello nazionale per il monitoraggio del lavoro delle diverse Procure. - (Massimo Scattolin) / la Nuova di Venezia — 28 febbraio 2010 pagina 52 sezione: PROVINCIA |
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Caorle, due palazzi a rischio crollo |
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Caorle, due palazzi a rischio crollo CAORLE. Ecomostro, pericolo di crolli. Il consulente del Tribunale avverte: «sintomi di instabilità strutturale». Quindi possibile, a breve, lo sgombero di alcuni edifici di via Roma. Secondo l’ingegnere Paola Rossi, consulente del Tribunale, ci sono seri problemi su almeno due immobili tali da richiedere interventi urgenti per garantire la stabilità. Gli avvertimenti dell’ingegnere sandonatese sono riportati nella prima parte della perizia consegnata alcuni giorni fa al giudice civile Marina Caparelli. E sono a conoscenza pure degli inquilini degli immobili interessati. Si tratta di quattro appartamenti e di un ristorante in un edificio e di altre due abitazioni e di un negozio nell’altro immobile. Perizia che ora è pure nelle mani del pm Gava. Su questo aspetto, nuovo e inquietante, è probabile che lo stesso sostituto Gava, che ha aperto un fascicolo dopo la denuncia di alcuni abitanti, decida lo sgombero immediato degli stabili individuati come pericolosi dall’ingegnere Rossi. Lo sgombero, secondo le vigenti norme, potrebbe essere richiesto dal sindaco. Ma in questo caso non è possibile. Infatti il Comune di Caorle è parte in causa essendo stato citato in giudizio nella causa civile dagli stessi danneggiati. Tra le altre cose il sindaco Marco Sarto ha in più occasioni, spiegano gli abitanti di via Roma, rassicurato gli stessi sul fatto che non c’era pericolo. La questione dell’ecomostro, quindi si complica e diventa una questione molto più seria di quanto volevano far credere in molti. Alla luce di quanto accertato, è evidente che i danneggiati avevano ragione nel sollevare la questione sicurezza grazie anche al lavoro dei loro consulenti e cioè il perito Leopoldo Comparin e l’avvocato Alberto Vigani. Lavoro che stanno compiendo anche per conto della curia considerato che pure la chiesa e lo storico campanile hanno subìto danni. Secondo lo stesso Comparin: «La perizia dell’ingegnere Rossi porterà a degli sviluppi interessanti che assieme all’avvocato Alberto Vigani stiamo approfondendo». L’avvocato Vigani, sta valutando le conseguenze che un eventuale sgombero degli edifici pericolanti porterà, sia dal punto di vista civile che da quello penale. Per i danneggiati la perizia dell’ingegnere Rossi però, se da una parte denuncia sintomi di instabilità strutturale, dall’altra omette di stimare i costi per il consolidamento delle strutture e i danni indiretti derivati da tutte le spese che gli sgomberati dovranno sostenere per trovare una sistemazione temporanea. Inoltre bisogna calcolare il mancato guadagno del ristorante e del negozio. Complessivamente sono interessate allo sgombero una quindicina di persone. La perizia è stata chiesta dal giudice che si sta occupando della causa civile intentata dai danneggiati contro le imprese che hanno effettuato i lavori, la ditta aggiudicatrice dell’appalto e lo stesso Comune. Da ricordare che i danneggiati che si sono costituiti in giudizio sono oltre venti e che i lavori di realizzazione del parcheggio interrato hanno causato pure dei cedimenti nella diga. E’ stato in quel momento che la Procura ha deciso di aprire un fascicolo su quanto stava succedendo a Caorle. Diversi i sopralluoghi compiuti da agenti della polizia giudiziaria e dai loro colleghi della scentifica. - (Carlo Mion) / la Nuova di Venezia — 15 marzo 2010 pagina 16 sezione: PROVINCIA |
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